«Due, tre cose su Bolaño» di Marco Ciriello
sotto un materasso tra le macerie
trovare una camicia hawaiana
la voglia di superarsi di un vecchio
l’immaginazione del poeta
ricordarla su una poltrona verde scuro
con un libro tra le mani
che non stringerai
Audrey Hepburn o Santiago del Cile
«LOKI, il Franti di Asgard» di Amleto De Silva
Loki si sentì ardere della sua stessa impavidità, per il modo in cui non sembrava provare vergogna quando Odino o Karnilla lo rimproveravano. Il suo stesso cuore continuava a contorcersi, non importava quanto in alto alzasse il mento in segno di sfida. Non importava quanto innocente si ritenesse. Una volta, da ragazzo, Loki aveva usato la sua magia per spegnere contemporaneamente tutte le luci del palazzo. Rimase sconcertato quando si accorse Odino non era stato felice e orgoglioso come si aspettava, ma piuttosto così furioso che Loki aveva temuto che suo padre potesse colpirlo. Invece, Loki fu mandato in punizione nelle sue stanze, dove si era dimenato in una vergogna che non capiva, prima che sua madre finalmente arrivasse a spiegargli che sarebbe stato meglio se non avesse usato la magia che gli vibrava nelle ossa ma piuttosto si dedicasse a diventare un guerriero come suo fratello. (Lee Mackenzi, Loki: Where Mischief Lies)
Mi vergogno un po’ a confessarlo, ma tutte le mie nozioni Asgardiane e tutto quello che so sui miti norreni (fino a qualche anni fa non sapevo neanche che si dicesse norreni, lo giuro) è frutto del mio imprinting con i giornaletti Marvel, all’epoca pubblicati dall’editoriale Corno di Milano: tanto è vero che ancora non mi sono abituato al Thor di Chris Hemsworth con quella barbetta alla moda. Per me gli Asgardiani sono quelli disegnati da Jack Kirby, punto e basta. E Loki resterà sempre quello cattivissimo col costumino verde e giallo, color bile e invidia. Vi devo anche confessare che, dato che sono passati così tanti anni, non escludo che al Loki di Stan Lee, all’epoca, venisse conferita un qualche spessore diverso dal pure evil che rappresentava, ma è certo che se dopo -appunto- tutto questo tempo, il mio ricordo di Loki è e resta quello un cattivo tout court, forse era semplicemente cattivo e basta, così come aveva deciso Odino, così come aveva voluto Dio con Lucifero. Perché anni di revisionismo psicanalitico applicato alle sacrestie ci hanno mentito: il diavolo è cattivo esattamente come lo si dipinge. Però Loki serve, perché, per citare Eco, ogni suo gesto appare sfasato rispetto alla norma…
Alla prossima!